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  • Caterina Stisi Psicologa infantile Bologna

La terapia cognitivo-comportamentale

Secondo l’approccio Cognitivo-Comportamentale esiste nell’individuo una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti, responsabile del modo in cui ogni individuo interpreta gli eventi quotidiani e reagisce ad essi con il suo modo di fare.

In questo senso, la problematica che irrompe nella nostra vita è sempre legata a una serie di pensieri disfunzionali o credenze irrazionali che compaiono congiuntamente a vissuti emotivo di disagio e sofferenza tali da indurci a produrre comportamenti inadeguati. L’individuo impara a reagire ai propri pensieri/emozioni e non ad agire nell’ambiente in funzione di ciò che è importante per sé.

 

Il modo in cui noi viviamo le nostre esperienze da adulti dipende da tre aspetti presenti fin dall’infanzia: il nostro temperamento, l’ambiente in cui abbiamo vissuto e gli schemi di lettura della realtà ovvero le aspettative verso noi stessi, gli altri e il futuro.  Nell’arco della vita questi tre aspetti contribuiscono a sviluppare la strategia che adottiamo per far fronte gli eventi stressanti.

A questo punto, se la strategia sviluppata è poco funzionale e la persona si scontra con un evento ambientale che fa precipitare la situazione (fattore precipitante), la problematica giunge a manifestarsi. È importante capire la sistematicità di quest’ultima: se da episodica diventa sistematica e si cronicizza nel tempo, è fondamentale individuarne i fattori che rinforzano e mantengono nel tempo il problema.

La terapia cognitivo comportamentale cerca di modificare i nostri comportamenti disadattivi, lavorando sia sull’ambiente circostante, sui pensieri e le nostre emozioni.

Le terapie di terza generazione

Negli ultimi vent’anni l’introduzione di un’antica tecnica meditativa buddista, la mindfulness, all’interno della pratica terapeutica ha portato a modificare in modo considerevole il cognitivismo standard conducendo al tratteggiarsi delle terapie cognitive di terza generazione. 

L’attenzione è sempre più rivolta ai processi che avvengono nella nostra mente e alla possibilità di promuovere la flessibilità psicologica nell’individuo. Purtroppo il dolore è una condizione ineliminabile dalla vita dell’uomo. Per questo motivo diventa importante imparare a vivere con i nostri dolori piuttosto che cercare delle soluzioni per non averne.  Tutto ciò diviene possibile se l’uomo impara ad avere consapevolezza del momento presente, cercando di non rimanere ancorato alle esperienze passate o alle ipotesi sugli eventi futuri. Imparando a prendere le distanze dai propri pensieri disfunzionali, a distinguerli dalla realtà’ ed a concepirli per quello che sono, ovvero rappresentazioni della realtà’ create dal linguaggio, diventando consapevole di quali sono i propri valori (cioè dove voglio andare e cosa è importante per me) e cosa sta allontanando da essi.

Le terapie cognitive di terza generazione identificano così nell’accettazione e nella pratica della mindfulness le strategie d’elezione per operare il cambiamento e implementare il benessere psicologico.

Oggi le terapie di terza generazione sono: l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), la Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), la Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT), la Functional Analytic Psychotherapy (FAP) e la Dialectical Behavior Therapy (DBT).

 
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