Cos’è il Metodo Feuerstein?
Il Metodo Feuerstein è una metodologia centrata su un approccio metacognitivo, che intende affrontare alcune questioni fondamentali dell’apprendimento: è possibile apprendere? Come si apprende? Quali le ragioni del mancato apprendimento? Come fare per intervenire?
Il Metodo Feuerstein fa della diversità una risorsa e dello stare insieme un’occasione preziosa di apprendimento. Se dovessi individuare una specificità di questo metodo da trasferire nella normale attività educativa in ambito scolastico, riabilitativo-clinico o familiare, sceglierei, in base alla mia lunga esperienza di insegnante e di formatrice, il concetto di mediazione. è centrale, di adulto mediatore che sempre meno può essere affidata al buon senso (utile, ma non più sufficiente) e che sempre più va appresa.
Entriamo nel problema e osserviamo alcune possibili soluzioni:
- è mediatrice la mamma che dà la pappa al suo bambino?
- è mediatore il genitore che aiuta il figlio a preparare la cartella per il giorno dopo?
- è mediatore l’insegnante quando presenta un compito da svolgere alla sua classe?
… dipende, non è detto!
- La madre utilizza questo momento come occasione di apprendimento, per esempio della motricità fine (tenere in mano il cucchiaio)?
- Il genitore coglie questa occasione per guidare il figlio con domande volte a far apprendere come organizzarsi?
- L’insegnante che presenta un compito alla classe dedica tempo per avviare alla lettura autonoma della consegna?
Non ogni relazione è un’esperienza di apprendimento mediato, ma può diventarlo:
- una normale gita in bicicletta o un semplice gioco, anche un puzzle,
- un’attività legata alla cura di sé,
- una partita a carte con un anziano,
possono diventare occasione di apprendimento mediato sia in ambito scolastico, che riabilitativo che familiare, a condizione che l’adulto-mediatore, ossia colui che sta in mezzo tra stimolo e allievo, abbia una forte competenza.
Ma cosa significa mediazione?
L’immagine dell’impalcatura (scaffolding) introdotta da Wood, Bruner, Roos (1976) rende visivamente l’idea di quel sostegno che Feuerstein chiama mediazione:
“gli stimoli emersi dall’ambiente vengono trasformati da un mediatore, solitamente un genitore, un fratello o un’altra figura di riferimento, che guidato dalle proprie intenzioni, dalla cultura e dall’investimento emotivo, seleziona e organizza il mondo degli stimoli per il bambino: sceglie i più appropriati, inquadrandoli, filtrandoli e programmandoli; determina la comparsa e la scomparsa di alcuni e ne ignora altri e, attraverso questo processo di mediazione, influisce sullo sviluppo della struttura cognitiva.”
Un sostegno, quindi, che sorregge la casa e permette di lavorare su di essa, ma pensato separato dalla casa per essere smantellato quando non serve più. Un sostegno sempre orientato al futuro, all’autonomia.
Reeve J., Bolt Yi Cai E. (2001), Come insegnano i docenti che promuovono l’autonomia degli studenti, in “Psicologia dell’educazione e della formazione”, n.2/2001, pp. 145-169
COS'E' IL METODO FEUERSTEIN?
IL P.A.S. PROGRAMMA DI ARRICCHIMENTO STRUMENTALE (METODO FEUERSTEIN) è un programma di intervento cognitivo e metacognitivo utilizzato a partire dagli 8 anni.
FINALITÀ DEL METODO FEUERSTEIN
Accrescere la modificabilità dell’individuo attraverso la attivazione e lo sviluppo dei prerequisiti del pensiero: le funzioni cognitive.
METODO FEUERSTEIN AFFRONTA QUESTIONI CENTRALI DELL’APPRENDIMENTO
- E’ possibile apprendere?
- Come si apprende?
- Quali le possibili ragioni del mancato apprendimento?
- Come fare per intervenire?
MODALITÀ DI LAVORO
Il P.A.S. è composto da esercizi carta-matita che non hanno riferimenti diretti ai contenuti disciplinari.
Gli esercizi costituiscono la base di partenza per il lavoro di riflessione metacognitiva attivato dall’individuo attraverso l’interazione con il mediatore che non dà risposte ma indirizza e orienta sull’analisi dei processi di pensiero messi in atto durante la risoluzione del problema
Si lavora per esempio:
- sulla lettura attenta e sulla decodifica delle consegne
- sulla definizione del problema
- sulla ricerca dei dati rilevanti
- sulla analisi delle strategie di soluzione,
- sulle difficoltà incontrate,
- sull’errore come fonte di apprendimento,
- sulla trasposizione degli apprendimenti in altri contesti
QUALI CAMBIAMENTI PUO' PRODURRE? |
Prova della correzione delle funzioni cognitive carenti |
Acquisizione del vocabolario, dei concetti, delle operazioni... necessari alla soluzione dei problemi |
Creazione di motivazione intrinseca attraverso la formazione di abitudini e di un sistema interno di necessità |
Sforzo spontaneo per definire il problema |
Uso spontaneo del vocabolario e dei concetti acquisiti |
Lettura spontanea delle istruzioni prima di iniziare un lavoro |
Correzione spontanea degli errori |
Utilizzo spontaneo delle operazioni, strategie e concetti acquisiti |
Controllo spontaneo del proprio lavoro |
Aumento del bisogno di precisione in se stessi e negli altri |
Uso spontaneo di altre fonti di informazione e di supporti di riferimento |
Aumento della responsabilità rispetto al materiale di lavoro |
Diminuzione dell'impulsività |
Interesse ad aggiornarsi dopo un periodo di assenza scolastica |
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Riduzione del numero delle cancellature |
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Aumento della pertinenza e della completezza delle risposte |
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Lavoro più sistematico |
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Aumento del comportamento di pianificazione |
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Aumento dell’utilizzo dell’evidenza logica |
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Aumento della motivazione intrinseca al compito |
Prova di pensiero più riflessivo e dello sviluppo dell'insight |
Superamento di un'attitudine cognitiva passiva |
Maggior curiosità rispetto ad argomenti e concetti nuovi |
Aumento delle risposte divergenti |
Diminuzione di spiegazioni supplementari e di aiuto chiesto prima di svolgere un compito |
Aumento dei tempi di attenzione e di concentrazione |
Atteggiamento più riflessivo prima di dare risposte |
Aumento della disponibilità a partecipare alla discussione e a porre domande |
Maggiore disponibilità a confrontarsi con compiti più difficili con diminuzione dell'ansia e della paura di insuccesso |
Aumento della disponibilità ad ascoltare i compagni e maggior tolleranza verso le opinioni degli altri |
Aumento della fiducia in se stesso, miglioramento della propria immagine |
Maggiore partecipazione e spontaneità |
Esempi spontanei di trasposizione |
Diminuzione della necessità di criteri esterni per stabilire la correttezza del proprio lavoro |
Diminuzione delle assenze scolastiche |
Maggiore capacità nell'esplorare diverse alternative prima di prendere una decisione |
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Maggiore disponibilità a misurarsi con le difficoltà e ad accettare le sfide |
COSA SIGNIFICA APPRENDIMENTO MEDIATO?
Il tipo di relazione dialogica ed interattiva tra adulto ed allievo, rivolta alla modificabilità, caratterizza la cosiddetta esperienza di apprendimento mediato. Per esempio… imparare da un fornello bollente…
Quando un bambino si scotta un dito con un tegame sul fuoco, imparerà a tenersene lontano anche se non è detto che si verifichi un cambiamento strutturale: il bambino potrà scottarsi ancora con un altro tipo di fornello o con tipi di pentole diverse o con fonti di calore diversi (vedi figura).
Il mediatore (in genere un genitore, un nonno o chiunque insegna al bambino) mostra al bambino la differenza tra caldo – bollente - freddo (comportamento comparativo); nomina gli oggetti (“questo è un oggetto caldo – questo è freddo”); focalizza le relazioni di causa ed effetto (“quando tocchi un oggetto caldo, rischi di farti male”); trattiene l’impulsività (“se vedi una pentola, non toccarla immediatamente ma avvicinala gradualmente per sentire se è calda”), ecc.
Tutto questo succede anche ‘spontaneamente’, ma tendiamo a dimenticare che un mediatore umano è necessario per trasmettere tutti questi aspetti. In questo modo il bambino imparerà a trasformare e generalizzare le esperienze e a creare strutture cognitive. Poi imparerà la differenza tra bollente e caldo, e sarà in grado di proteggersi.
Così si genera un effetto duraturo che trasformerà la sua prossima interazione e il suo prossimo processo di apprendimento. Questo è il tipo di cambiamento che il P.A.S. aiuta produrre, un cambiamento che riflette effetti duraturi a lungo termine, molto oltre al periodo di intervento e ai contesti specifico all’interno del quale è messo in atto.